Full width home advertisement

Post Page Advertisement [Top]


Nel 1905 la ditta Pietro Laverda si trasferiva a Breganze, vicino Vicenza. Nel 1949 nasceva la prima motocicletta Laverda. Nel 2000, la IMOLA, International Moto Laverda, veniva acquisita dall'Aprilia in crisi e chiudeva la sua storia nel Gruppo Piaggio. Nel 2011, tre appassionati ragazzi italiani stanno realizzando il sogno di far rinascere un mito.


Se siete curiosi, potete continuare a leggere...


Il nome di “Breganze”, cittadina del Vicentino, è associato a quello di Laverda sin dal 1905. L’anno in cui la Ditta Pietro Laverda, fondata nel 1873, vi si stabilisce per sviluppare su scala industriale la produzione di macchine agricole. Una realtà produttiva che esiste ancora oggi. L'idea di costruire motocicli viene nel secondo dopoguerra a Francesco Laverda, dottore in fisica e direttore tecnico dell’azienda di famiglia, e nel 1949 nasce la S.A.S Dottor Francesco Laverda & Fratelli. La storia delle motociclette Laverda è da qui in poi un elenco di successi, di innovazioni e un simbolo di fascino assoluto. Ma declina negli anni novanta e termina, di fatto, all’inizio di questo millennio, quando, acquisita nel 2000 dall'Aprilia, l’azienda è travolta dalle difficoltà finanziarie di quest'ultima, e viene assorbita nel Gruppo Piaggio. Questo, dopo qualche timido annuncio di rilancio, decide di chiudere definitivamente il marchio in un cassetto.


Al raduno Laverda di Breganze nell’estate del 2008, nella mente di un giovane modellista CAD, Davide Carboniero nasce l’idea di reinventare Laverda. Davide al raduno conosce gli appassionati del Forum Motolaverda e, con lo pseudonimo di View, decide di renderli partecipi del suo progetto. Un appassionato di motociclette e matite colorate, Pino Cincotta, architetto e disegnatore, leggendo View, è folgorato dall’idea e aderisce al progetto. Passano i giorni e il progetto prende forma. L’ispirazione arriva dalla gloriosa SF- Super Freni: si vuole reinterpretarne in chiave moderna il concetto di moto essenziale ma raffinata. La definiscono una Street-Cafè: una moto a metà strada tra le cafè racers degli anni ’60-’70 e le moderne e muscolose streetfighters. Ma una grande motocicletta ha bisogno di un grande motore. La scelta di Davide e Pino è l’ultimo generoso bicilindrico Laverda raffreddato a liquido di 750 centimetri cubi. Ma questo bicilindrico, nonostante sia un esempio encomiabile di longevità e bontà progettuale, si rivela da subito bisognoso di una accurata messa a punto al fine di adeguarlo al confronto con le unità più moderne. Sorge l’esigenza di avere nel gruppo un valente motorista. Entra allora ufficialmente nel team l’amico Engine, al secolo Enzo D'Angelo, conosciuto per la sua abilità ed esperienza sui motori Laverda. Nasce la Breganze Motociclette Italiane. Alla compagine si aggiunge Dario Fabris, per supportare l’industrializzazione. Pino, invece, lascia. La Orange Factory srl, società titolare del marchio Breganze Motociclette Italiane inizia la sua attività.


Ho incontrato brevemente i ragazzi di Breganze all’Eicma. La loro factory indipendente vuole raccogliere il retaggio delle mitiche motociclette del vicentino che resero grande il motociclismo italiano ed il Made in Italy. In buona parte, credo che abbiano centrato l’obiettivo. La SF nasce come moto quasi completamente artigianale, esclusiva nei dettagli e totalmente personalizzabile in modo da potersi adattare ai gusti ed agli stili più disparati. Per portarla a casa, il prezzo dipende dalla configurazione e non è dichiarato. Data la componentistica allo stato dell’arte, a cui l’Orange Factory non intende per ora rinunciare, la mia personale stima approssima i 30.000 euro. Ma, realizzare un sogno non ha prezzo.



Quanto alla moto in se, io continuo a sognare le vecchie Laverda con il motore raffreddato ad aria e, sotto il profilo puramente estetico, non amo la resa del telaio a traliccio. Sono miei gusti personali e, in quanto tali, discutibilissimi. Anzi, potrei anche, col tempo, ricredermi. Da un punto di vista di marketing, invece, per il successo della Breganze dovremo attendere le decisioni della clientela di un marchio glorioso, che i suoi attuali proprietari non hanno inteso valorizzare. Sarà maturata negli ultimi venti anni per apprezzare una nuova Laverda? Negli anni novanta non è successo. Forse il pubblico avrebbe preferito uno stile modern classic, nel senso che ho indicato poco sopra, e che ancora oggi è la guida di realizzazioni d’oltre Manica, come Triumph, le nuove Norton o Metisse? Vedremo. Intanto in bocca al lupo a Davide, Enzo e Dario: siete tutti noi!!!

No comments:

Post a Comment

Unsigned comments and comments containing links will be removed.
I commenti non firmati e quelli che contengono links saranno rimossi.

Bottom Ad [Post Page]